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DOMENICA 23 FEBBRAIO ORE 18.00 - TEATRO "VITTORIA" – CASCINE DI BUTI (Pi)
Marco D’Agostin BEST REGARDS con Marco D’Agostin suono, grafiche LSKA testi Chiara Bersani, Marco D’Agostin, Azzurra D’Agostino, Wendy Houston luci Giulia Pastore scene Simone Spanghero produzione VAN coproduzione KLAP Maison pour la danse à Marseille, Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis, CCN2-Centre chorégraphique national de Grenoble, ERT a seguire presentazione del libro "Anni, lettere e valanghe. Cinque drammaturgie per la danza" di Marco D’Agostin e Alessandro Iachino coordina Virginia Magnaghi |
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Nigel Charnock, dopo aver cofondato negli ’80 il gruppo DV8 – Physical Theatre, ha proseguito in solitaria come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Per chi lo ha conosciuto egli era, per usare le parole di Wendy Houston, “too much”. Con i suoi spettacoli ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea” ed è sembrato incarnare alla perfezione quella possibilità dell’arte che David Foster Wallace ha provato a definire “intrattenimento fallito” (“failed entertainement”) : esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà palpabile della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale. In lui tutto era energia, desiderio, volontà. Eppure, come disperatamente ripete nel suo solo One Dixon Road, “there’s nothing else, it’s nothing, nothing”: non c’è niente, niente, niente ha senso. Ho conosciuto e lavorato con Nigel Charnock nel 2010. Questo incontro ha segnato una linea netta nel mio modo di pensare la performance. Dopo di lui, la possibilità di una danza è per me l’orizzonte entro il quale tutto in scena può accadere. BEST REGARDS è la lettera che scrivo, con 8 anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai. È un modo per dire: “Caro N, anch’io volevo essere troppo”. È l’invito a partecipare a un tributo laico e pop: cantiamo assieme di una nostalgia che ci riguarda tutti, noi che non siamo arrivati in tempo per dire quello che volevamo. All’ombra del tempo scaduto, e sotto la luce che Nigel continua a proiettare sulla scena di chi oggi danza, facciamo risuonare un ritornello martellante, spieghiamo di fronte ai nostri occhi un foglio bianco e chiediamoci: come la cominciamo, questa lettera impossibile? Marco D’Agostin ![]() |
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